
Potremo davvero cancellare i brutti ricordi?
Addio brutti ricordi, memorie dolorose o ansiogene: uno studio dei ricercatori del Columbia University Medical Center e della McGill University potrebbe condurre ad una vera e propria rivoluzione dl punto di vista mnemonico e psicologico. I ricercatori sostengono che diversi tipi di ricordi conservati nello stesso neurone possono essere selettivamente cancellati senza danni per il resto della memoria. Il team, capeggiato da Samuel Schacher, è partito dall’osservare come i ricordi di differenti eventi traumatici vengano trattati allo stesso modo dal medesimo neurone. Inoltre, spesso la mente associa all’evento traumatico il ricordo di un particolare (ad esempio, l’abbaiare di un cane sentito durante un’aggressione), facendo in modo che quel dettaglio generi ansia e paura nella persona traumatizzata anche quando si trova in un contesto di non pericolo, senza alcuna spiegazione apparente. In pratica, in futuro un farmaco potrà far sì che la nostra mente dissoci l’abbaiare di un cagnolino alla sensazione di paura legata all’aggressione subita.
I ricordi possono essere fonte di grande piacere, ma anche di immensi dolori. Che cosa succederebbe se fossimo in grado di sbarazzarcene?
Chi soffre per un disturbo post-traumatico da stress (DPTS) o per una tossicodipendenza conosce anche troppo bene gli effetti dolorosi dei ricordi. In questi casi la soluzione potrebbe essere la loro cancellazione. Chi soffre di DPTS rivive costantemente i ricordi traumatici. Allo stesso modo i tossicodipendenti collegano certi atti con il ricordo dell’effetto della droga, stimolando così la dipendenza. Rimuovendo ricordi specifici, possiamo prevenire le emozioni traumatiche e i comportamenti sbagliati.
Ma come si possono cancellare i ricordi?
Il cervello apprende e ricorda attraverso un modello a tre stadi: acquisizione, consolidamento e recupero. Bloccare o danneggiare uno di questi tre passi ha come risultato la perdita del ricordo. I ricordi sono periodicamente “riscritti” nella mente o riconsolidati, ma una terapia elettroconvulsiva (ECT) sembra impedire la riscrittura dei ricordi, o quantomeno è in grado di alterarli nel processo di riconsolidamento. E’ stato condotto nel 2013 un esperimento da Marijn Kroses e dai suoi colleghi alla Raboud University di Nimega (Olanda), in cui ai partecipanti sottoposti a ECT veniva mostrata una storia molto triste sotto forma di testo ed immagini. Una settimana dopo, quella stessa storia veniva ricordata e i soggetti dell’esperimento erano sottoposti ad un’altra ECT, che cancellava del tutto il ricordo della storia.
Risultati simili sono stati raggiunti anche attraverso l’uso di strumenti chimici. Il farmaco noto come HDAC può potenziare la capacità del cervello di rimpiazzare in modo permanente ricordi traumatici con nuovi ricordi. Nella prima fase di uno studio del 2014, portato avanti al Massachusetts Institute of Technology, alcuni topi sono stati esposti ad un suono, seguito da una scossa elettrica. Quando i topi hanno imparato ad associare i due eventi, si bloccavano per il terrore ogni volta che udivano il suono, anche quando non ricevevano la scossa. A questo punto i ricercatori hanno usato più volte il suono senza associare la scossa, per vedere se i topi erano in grado di dimenticare l’associazione “suono-scossa” e se smettevano di bloccarsi quando sentivano il suono. L’esperimento è riuscito con i topi che erano stati condizionati ad associare suono e scossa il giorno prima, ma non con i topi che avevano formato il ricordo traumatico un mese prima. A questi ultimi, allora, è stato somministrato l’HDAC prima di riprovare l’esercizio di “dis-imparare”, e finalmente hanno smesso di bloccarsi. Andando ancora più a fondo, questi ricercatori hanno scoperto un gene essenziale per “l’estinzione della memoria”, chiamato TET1. Uno studio ha proposto la tesi secondo la quale potenziare il TET1 potrebbe alleviare le sofferenze di chi soffre di disturbo post-traumatico da stress, rendendo più facile sostituire i ricordi dolorosi con altri positivi. I ricercatori hanno usato due gruppi di topi, attivando in entrambi sentimenti di paura quando venivano chiusi in una gabbia dove ricevevano una scossa. Successivamente, i topi erano posti in una gabbia senza dispositivo per la scossa. I topi con un gene TET1 inibito non avevano più paura della gabbia, perché il ricordo della paura era stato sostituito dal nuovo ricordo di una gabbia dove non avevano subito nessun tipo di esperienze dolorose.
In futuro potrebbe funzionare anche con gli esseri umani.
La pillola dei miracoli comunque non è ancora stata inventata. Intanto possiamo ragionare seriamente se vogliamo qualcosa in grado di cancellare tutto. Alla fine dei conti sia i brutti che i bei ricordi fanno parte di noi, della nostra vita e della nostra esperienza. Senza di essi non saremmo quello che siamo ora e forse non potremmo imparare dai nostri errori. Un brutto ricordo provoca sicuramente un senso di vergogna o almeno una sensazione di tristezza, ma alla fine di tutto ci fa comportare in maniera più accorta e ragionata. La “lobotomia del dolore” appare in forte contrasto con la natura psichica dell’essere umano. Questo tema si ritrova nel film “Se mi lasci ti cancello” di M. Gondry, che vi consiglio di guardare se volete provare ad avere una vostra opinione al riguardo. Dopo una rottura dolorosa, Clementine (Kate Winslet) si sottopone ad una procedura volta a cancellare i ricordi del suo ex fidanzato Joel (Jim Carrey) dalla propria memoria. Quando Joel lo scopre, decide di sottoporsi alla stessa procedura e cancellare Clementine. Quando i ricordi di Joel cominciano progressivamente a svanire, Joel si rende conto di non volerla cancellare, nemmeno dai propri ricordi. Nella propria mente, allora, Joel lotta per contrastare il procedimento e conservare le proprie memorie. Alla fine entrambi decidono di accettare il dolore, le emozioni più contrastanti e vincono i ricordi.
Vi spaventa questa nuova frontiera delle neuroscienze?
Dott.ssa Federica Cincio
Psicologa, esperta di Neuropsicologia